Adenomectomia transvescicale

Adenomectomia transvescicale

Cosa accade prima del ricovero?

Prima del ricovero verranno eseguiti gli Esami Pre-Operatori (EPO): il paziente attenderà la telefonata con cui gli si comunicherà la data in cui eseguirà gli esami (esami del sangue, elettrocardiogramma, radiografia del torace) e la visita anestesiologica.

Cosa accade al momento del ricovero?

Il ricovero in genere avviene il giorno stesso dell’intervento, o la sera precedente, e pertanto il paziente dovrà rimanere digiuno dalla mezzanotte del giorno prima, consumare una cena leggera la sera precedente e, se possibile, aver provveduto a depilarsi “a calzoncino” cioè dalla vita a metà coscia, con particolare riguardo per i peli del pube.
Al momento del ricovero, il personale infermieristico, oltre a provvedere alle formalità burocratiche di ricovero, controllerà l’adeguatezza delle procedure sopra descritte e l’accompagnerà a letto. Verrà quindi accompagnato in sala operatoria avendo lasciato eventuali protesi dentarie, orologio, gioielli, piercing, ecc. in camera.

Che tipo di intervento verrà eseguito e che tipo di anestesia verrà praticata? Che cosa avverrà durante la degenza?

Esistono varie tecniche chirurgiche che negli anni sono state proposte per risolvere l’ostruzione allo svuotamento vescicole ed i conseguenti sintomi causati dall’Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB). Le diverse terapie sono indicate in base alle condizioni generali del paziente, al desiderio del paziente e soprattutto alle caratteristiche cliniche: volume della prostata e presenza di complicanze.
L’ADENOMECTOMIA TRANSVESCICALE consiste nell’asportazione del’Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB) attraverso un’incisione cutanea sottoombelicale che permette di accedere attraverso l’apertura della vescica al collo vescicole e da lì all’IPB.
Collateralmente possono essere risolte eventuali complicanze presenti quali calcolosi o diverticoli vescicali. L’intervento dura in genere meno di 60 minuti. La procedura è eseguita in anestesia spinale o generale.
Al termine dell’intervento viene lasciato un drenaggio che sarà rimosso in 3-4 giorni. Viene posizionato un catetere vescicale con sistema di lavaggio continuo della vescica: in assenza di complicazioni il catetere viene rimosso dopo 5 gg. Generalmente è indicata la profilassi antibiotica (per via endovenosa, prima dell’intervento) ed antitrombotica (per via sottocutanea, dalla sera dell’intervento e per tutta la durata della degenza).
Dal giorno successivo all’intervento il paziente potrà progressivamente alimentarsi ed alzarsi dal letto, all’inizio aiutato dal personale infermieristico, e riprendere ad alimentarsi normalmente. La degenza in ospedale è usualmente di 5 gg.

Quali sono i risultati dell’intervento di adenomectomia transvescicale?

I risultati che si ottengono con un intervento di adenomectomia transvescicale comportano un miglioramento dei disturbi in una percentuale superiore al 95% dei casi, miglioramento che talvolta necessita di un tempo fino a 3 mesi (1% di ritrattamenti a 10 anni).

Quali sono gli effetti collaterali e le complicanze che potranno insorgere a seguito di un intervento di adenomectomia transvescicale?

Le due conseguenze (effetti collaterali) possibili dell’intervento sono:
• l’eiaculazione retrograda: il fatto che lo sperma al momento dell’eiaculazione finisce per lo più in vescica invece che all’esterno come usuale: questo è dovuto al fatto che l’asportazione dell’ipertrofia comporta necessariamente l’asportazione del collo vescicale per liberare lo svuotamento della vescica. Perché lo sperma venga eiaculato completamente all’esterno il collo vescicale deve essere chiuso. Quindi se lo asportiamo per poter urinare non può essere chiuso.
• eccessiva frequenza urinaria e urgenza con stimoli imperiosi, in rari casi, anche per 2-3 mesi, conseguenza del danno da ostruzione che la vescica ha subito. Questi sintomi possono essere molto migliorati con la terapia farmacologica.

Le complicanze possono essere:
• l’emorragia con necessità di trasfusione nell’ 8% dei casi;
• infezione urinarie nel 15% dei casi; • la sindrome da TURP dovuta al riassorbimento del liquido di lavaggio della vescica, che può determinare con- fusione, nausea, vomito, disturbi nervosi e circolatori nello 0,2 % dei casi;
• a distanza dall’intervento possono comparire la stenosi (restringimenti) dell’uretra e la sclerosi (irrigidimento) del collo vescicale nel’ 1% dei casi, la cui risoluzione può richiedere un secondo intervento;
• l’incontinenza urinaria da sforzo, nei suoi diversi gradi, è un’evento rarissimo che può richiedere un intervento correttivo.
• epididimiti acute (infezione dei testicoli);
• febbre;
• disfunzione erettile solitamente transitoria e di natura psicogena in rare evenienze.
• devono essere poi messe in conto complicanze di ordine generale quali la trombosi venosa profonda, l’embolia polmonare, l’infarto del miocardio e l’ictus cerebrale, che perlatro vengono prevenute con profilassi e controlli.

Cosa avverrà dopo le dimissioni?

Al momento delle dimissioni è valutata la capacità del paziente di urinare autonomamente con un buon flusso, l’assenza di persistente sanguinamento con l’urina, l’assenza di febbre o di dolore. Per 10 -15 giorni, talvolta fino ad 1 mese dall’intervento possono esservi tracce di sangue nelle urine, urine scure o contenenti flocculazioni: sono il significato della progressiva riparazione della cicatrice interna conseguente all’intervento.
Nei giorni dopo la rimozione del catetere, una certa maggior frequenza nell’urinare, a volte con stimolo “imperioso” può persistere: tali sintomi se fastidiosi possono essere trattati adeguatamente con terapia farmacologica, quindi è opportuno segnalarli ai medici urologi.
Dopo la dimissione è consigliata una vita normale senza sforzi fisici, una dieta equilibrata con particolare attenzione a mantenere un alvo regolare. L’attività sessuale o sportiva potrà essere ripresa dopo circa 1 mese dalla dimissione. A domicilio in caso di febbre, ritenzione acuta d’urina o di improvvisa emorragia con urine rosse contattare il reparto di urologia. I controlli saranno consigliati in sede di dimissione a seconda delle condizioni associate e dell’estensione dell’intervento. In ogni caso, dovrà essere effettuata una visita dopo circa 10 giorni dall’intervento per la rimozione dei punti.

Che cosa accadrà se il paziente non si sottopone all’intervento?

Continuerà ad avere sintomi urinari fino alla ritenzione completa. A quel punto sarà necessario posizionare un catetere vescicale. Un altro rischio è la sovradistensione vescicale che determina una ridotta efficacia contrattile della vescica che può diventare irreversibile. Pertanto se l’intervento chirurgico dovesse essere eseguito in questo stadio la vescica potrebbe non essere più in grado di svuotarsi adeguatamente e sarà necessario il cateterismo ad intermittenza.

Cosa deve fare il paziente prima di prenotare una visita urologica

Prima di prenotare una visita urologica è importante che il paziente abbia effettuato l’esame del PSA (Antigene Prostatico Specifico – Prostate Specific Antigen) e l’esame delle urine. Oltre ai referti di questi due esami, il paziente porterà con sé alla visita i risultati di tutte le indagini effettuate in precedenza ordinate per data, affinché l’urologo possa esaminarle durante il consulto.